Associazione Nazionale del Fante - Sezione di Cividale del Friuli "Col. Pietro Benatti"
Lo Stemma Araldico illustra le gesta e le tradizioni del 59°.
Lo scudo è inquartato: nel primo quarto su campo d'argento un leone rampante (stemma di Brescia) ed un braccio in palo vestito di rosso e d'argento con la mano che sostiene una sfera d'oro (stemma di Cremona), ricordo dei reparti che
dettero vita al 59°; nel secondo, quattro pali di rosso su fondo oro e due croci potenziate di nero (stemma della Calabria), omaggio alla regione di cui il Corpo porta il nome; nel terzo quarto una croce, in parte rossa ed in parte
d'argento, su campo argento e rosso, a ricordo di un precedente stemma araldico concesso al 59°; nel quarto su fondo azzurro (colore che simboleggia il valor militare) un monte al naturale sormontato da una stella d'argento (ricordo di
Cima Lana e della Medaglia d'Argento concessa al "Calabria" per quel fatto d'arme).
Sullo scudo una corona turrita.
Due nastri attorno allo scudo, a ricordare le ricompense concesse al reparto.
Onoreficenza accollata alla punta dello scudo.
Sotto lo scudo, su lista d'argento con le punte bifide verdi bordate di rosso, colori delle mostrine del reparto, il motto: ACRITER IN HOSTES.
Mostrine
Fregio da basco
Storia
Il 16 aprile 1861 si costituì a Brescia, per effetto del Regio Decreto del 24 gennaio 1861, il 59° Reggimento Fanteria con i tre Battaglioni ceduti dal 20° "BRESCIA", dal 21° e dal 22° "CREMONA"; assieme al 60° Rgt. diede vita alla Brigata "Calabria". Il 2 giugno 1861, in occasione della Festa Nazionale, gli fu consegnata la Bandiera di Guerra.
Negli anni che seguirono la nascita del Regno d'Italia, il Reggimento viene impiegato nella lotta al brigantaggio (1860-1870) nelle regioni meridionali e in Sicilia.
Il nuovo Reggimento partecipò onorevolmente alla Terza Guerra di Indipendenza e si distinse nelle varie sedi ove fu dislocato per l'opera fraterna e sollecita a favore delle popolazioni civili, da quelle siciliane, colpite dal colera, a quelle del Polesine, sottoposte alle inondazioni del Po.
Nel 1884 interviene con 3 compagnie in occasione dell'epidemia di colera in Garfagnana; più precisamente con la 7^ a Barga, la 11^ a Gallicano e la 14^ a Sommacolonia.
Il 59° "CALABRIA" concorse poi con alcuni suoi reparti alla guerra Italo-Abissina (Eritrea 1895-96) ed alla guerra Italo-Turca (Libia 1911-12), mobilitando numerosi Ufficiali e Militari di Truppa ed anche intere Compagnie.
Reparti del reggimento si coprono di gloria ad Adua (01/03/1896) ed a Tucruf (2-3/04/1896), meritando una medaglia d'argento, cinque di bronzo ed un encomio solenne.
Il 4 giugo 1897 il Municipio di Monteleone Calabro offre al reggimento una nuova bandiera di guerra in segno di riconoscimento per l'opera svolta dai fanti a favore delle popolazioni colpite dal terremoto del 1894.
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, il Reggimento è dislocato a Civitavecchia; la più bella pagina della storia centenaria del 59° "CALABRIA" fu scritta però durante la Prima Guerra Mondiale, il 18 aprile 1916, giorno della conquista del Col di Lana nel bellunese e merita una trattazione adeguata.
Il Col di Lana, alto 2.462 metri e potentemente fortificato dagli Austriaci, dominava la strada che da Belluno per Agordo ed Alleghe conduce nelle Valli Badia e d'Ampezzo. Esso costituiva, pertanto, un obiettivo importante per le nostre truppe fin dal luglio del 1915, ma, nonostante reiterati e ostinati attacchi, la cima del colle era sempre rimasta nelle mani del nemico.
Cima Lana, costituita, grosso modo, da una piramide triangolare tronca i cui vertici settentrionali (più elevati di quelli meridionali) erano riuniti da una trincea scudata lunga circa centoventi metri completamente organizzata e sul cui rovescio, ripidissimo, si aprivano caverne e gallerie, si eleva da una piattaforma alla quale si riattaccano, con sottili selle, alcuni costoni. Su di essi, separati da profondi ed impervi valloni, gli Austriaci avevano costruito trincee poderose, munite di robusti reticolati.
La posizione, già fortissima per natura, era poi efficacemente sostenuta anche dalle Batterie poste sul Sasso di mezzodì e in Val Parola e, soprattutto, dai cannoni del Sasso della Stria del Piccolo Lagazuoi che prendevano di fianco chi avanzava sui costoni, specialmente su quello chiamato Castello.
Dopo tanti inutili tentativi, costati tutti al Reggimento perdite dolorose, il 59° ebbe infine ragione della natura impervia e dell'ostinazione nemica ricorrendo alla guerra di mina. Dopo lunghi e minuziosi preparativi durati parecchi mesi, una mina di enormi proporzioni fu spinta attraverso cunicoli sotterranei fin sotto la cima sud-ovest del Col di Lana. Il 1° Battaglione del 59°, cui era devoluto il compito principale nell'azione che, in previsione di ciò, era stato lasciato un po' di giorni al riposo nelle retrovie, si portò, nel pomeriggio del 17 aprile 1916, sulle posizioni avanzate pronto all'attacco.
Alle 23:35 la mina gigantesca esplose ed un bagliore accecante squarciò le tenebre della notte mentre un rombo spaventoso squassava la montagna. Tre minuti dopo, alle 23:38, il Battaglione scattava all'attacco e passava come una valanga sui reticolati sconvolti e sulle trincee devastate. Gli Austriaci, decimati e storditi dall'esplosione, non furono in grado di opporre una resistenza organizzata e furono rapidamente travolti.
Nel corso della Grande Guerra si distinse nelle principali battaglie del fronte montano, conquistando, oltre al citato Col di Lana, le contrastate pendici del Colbricon e della Cima dello Stradon (luglio 1915 - ottobre 1917). In seguito al ripiegamento al Piave, conseguente alla ritirata di Caporetto, il Reggimento resiste eroicamente sul Monte Tomba e sul Monfenera ai furiosi attacchi che investono il Massiccio del Grappa.
Per l'eroismo dimostrato dai suoi fanti, la Bandiera di Guerra del Reggimento viene decorata con la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Non vi è traccia sulla storiografia ma, dagli elenchi dei Caduti pubblicati dal MINDIF, si trova traccia di 5 Caduti del "CALABRIA" in terra di Francia dal luglio al dicembre 1918, il che fa supporre che aliquote del 59° siano state aggregate al II Corpo d'Armata Italiano in Francia.
Con l'ordinamento del 1926 il Reparto prende il nome di 59° Reggimento Fanteria "Calabria" e assegnato alla XXX Brigata di Fanteria, della quale fanno parte anche i Regimenti 45° e 46° "Reggio" e viene dislocato, dal 1927, a La Maddalena.
Nel 1933 viene trasferito a Tempio Pausania, nella caserma intitolata al Sottotenente tempiese Francesco FADDA - Medaglia d'Oro al Valor Militare. Nel 1934 il Reggimento passa alle dipendenze del Comando Divisione "Caprera" (30^).
In occasione della guerra italo-etiopica (1935-36) fornisce Quadri e truppe ai reparti mobilitati per l'Africa Orientale. Nel 1937 passa a far parte della XXXI Brigata di Fanteria.
Nel 1939, in conseguenza della costituzione delle Divisioni binarie, il Reggimento è inquadrato nella Divisione di Fanteria "Calabria" (31^), della quale fanno parte anche i Reggimenti 60° Fanteria e 40° Artiglieria per Divisioni di Fanteria e, con tale Grande Unità, partecipa al Secondo Conflitto Mondiale con compiti di difesa costiera nella Sardegna settentrionale.
Dall'8 al 18 settembre 1943, concorse alla definitiva evacuazione delle truppe tedesche dall'isola, operando nella zona di Bassacutena, Valia, Stazzo, Litichedda e Santa Teresa di Gallura. Trasferito nel 1943 nella sede di Sassari, vi rimase fino al 1945, allorché venne ridislocato nella sede di Cagliari. A seguito della trasformazione organica, dal 25 settembre 1945 divenne 59° Reggimento Fanteria Sicurezza Interna "Calabria" e inquadrato nella ricostituita Brigata omonima.
Il 23 settembre 1947, con l'antica denominazione di 59° Reggimento Fanteria, entrò a far parte della Divisione "MANTOVA" e fu dislocato a Palmanova dove il 4 novembre 1947 riceve la nuova bandiera di guerra.
A seguito dell'annunciato raduno partigiano e della mobilitazione jugoslava si decideva, oltre alle misure già messe in atto, di rafforzare l'intero dispositivo militare alla frontiera orientale. In tal senso, il Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani, autorizzava il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Efisio Marras, a spostare ulteriori forze. Iniziava così la prima fase dell'operazione denominata "Esigenza T" (Trieste). Entro le 19:00 del 29 agosto 1953, prendeva posizione e attivava dei capisaldi a ridosso della fascia di confine un Battaglione del 59° Rgt. Fanteria "Calabria", in concorso con altri reparti. Lo schieramento terminava il 20 dicembre del 1953, data in cui, come previsto dai trattati, si concludeva il ripiegamento di tutte le unità da entrambi i lati della frontiera. La vigilanza rimaneva comunque alta e nei mesi successivi si verificarono ancora scontri di confine.
Mobilitato prontamente, aliquota del I Battaglione intervenne nelle operazioni di soccorso e recupero delle vittime del disastro del Vajont (9 ottobre 1963).
Nel 1966 fu il primo Rgt cui furono affidati i nuovi fucili FAL in sostituzione dei Garand.
Nel biennio 1970-1971 partecipa alla repressione dei moti di Reggio Calabria (rivolta scoppiata in seguito alla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro nel quadro dell'istituzione degli enti regionali).
Nel quadro della ristrutturazione dell'Esercito del 1975, il 59° Reggimento Fanteria fu sciolto il 31 ottobre 1975 e il successivo 1 novembre, per trasformazione del II Battaglione, si forma il 59° Battaglione Fanteria Meccanizzato "Calabria" stanziato nella caserma Zucchi-Lanfranco di Cividale del Friuli e inquadrato nella Brigata Meccanizzata "ISONZO".
Il 59° "CALABRIA" naturalmente partecipò alle operazioni di soccorso alle popolazioni del Friuli colpite dal sisma del 6 maggio 1976, intervenendo nel comune di Magnano in Riviera nella stessa notte tra il 6 ed il 7 maggio. I Fanti del Battaglione furono immediatamente impegnati per rimuovere macerie, soccorrere i feriti, dare sepoltura ai deceduti. Successivamente il 59° provvide alla distribuzione di tende, coperte, lenzuola e materassi, alla confezione di pasti caldi, all'erogazione dell'acqua potabile. In seguito il Reparto concorse con Ufficiali, Sottufficiali e Militari di Truppa alla costituzione ed al funzionamento dei Centri Operativi della Brigata ed al Centro di Raccolta di Cividale.
L'opera di soccorso fu poi intensificata nel settembre, quando si verificò una ripresa del sisma.
Per l'attività svolta il Battaglione ricevette la Medaglia d'Argento al Valore dell'Esercito e il suo Comandante (Casale) la Cittadinanza Onoraria del Comune di Magnano in Riviera.
A seguito del mutato teatro operativo (fine Guerra Fredda) venne posto in posizione quadro nel 1989 e sciolto definitivamente il 30 giugno 1991. La Bandiera di Guerra, decorata con un Ordine Militare d'Italia, una Medaglia d'Argento al Valor Militare e una Medaglia d'Argento al Valore dell'Esercito, dal 10 dicembre 1991 è custodita nel Sacrario delle Bandiere presso l'Altare della Patria a Roma.
Sedi
1861-1991Comandanti
1861-1991